Per la seconda volta, Marco Cappato si autodenuncia per aver accompagnato un’altra persona in Svizzera per il suicidio assistito.
Il tesoriere della Fondazione Coscioni, Marco Cappato, si è autodenunciato dopo aver accompagnato in Svizzera Romano, 82enne che ha usufruito del suicidio assistito. L’uomo soffriva di una grave forma di Parkinson che sarebbe solo degenerata con i mesi, e l’attivista si è rimesso in marcia per sostenere il desiderio di un uomo di porre fine alla sua sofferenza.
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, è indagato per aiuto al suicidio dopo che sabato si è autodenunciato per aver accompagnato in Svizzera Romano, un 82enne affetto da una grave forma di Parkinson e tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. “È indegno per un Paese civile continuare a tollerare l’esilio della morte in clandestinità”, ha dichiarato l’attivista.
Nuova inchiesta
Di recente Marco Cappato ha deciso di accompagnare in Svizzera un uomo di 82 anni affetto da una grave forma di Parkinson. Il suo desiderio, già a luglio, era stato quello di mettere fine a questa esistenza dolorosa e sofferente. Sua moglie, quando si trovava già in Svizzera con suo marito e il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, ha registrato e pubblicato un video dove racconta la storia di Romano.
Nonostante non fosse tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale, l’uomo ha voluto comunque usufruire del suicidio assistito. Dopo aver fatto rientro in Italia, Cappato si è autodenunciato ai carabinieri della compagnia Duomo a Milano. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio che, lo scorso agosto, lo hanno indagato per aver accompagnato Elena, una malata terminale di cancro, a morire in un clinica svizzera.
